POESIA DI UMBERTO FAZZI



La poesia di Umberto Fazzi è un’accorata invettiva che parte da una situazione di chiusura e sofferenza per poi elevarsi a una dimensione quasi mitica, in cui le contrapposizioni non si giocano più nelle stanze degli ospedali, ma a un livello universale, in uno scontro titanico che comprende il cielo e la Terra. La parte finale si apre alla redenzione, al ritorno dei morti come fossero compagni di lotta e all’incitamento, con armi e stelle in pugno, a formare una nuova Resistenza.

Allo slancio utopico di Umberto Fazzi vogliamo accostare uno dei più grandi poeti rivoluzionari, Vladimir Majakovskij: “Ascoltate,/compagni posteri,/l'agitatore,/lo strillone-caporione./Soffocando i torrenti della poesia,/io avanzerò/tra volumi di liriche,/da vivo/ ai vivi parlando./Verrò da voi/in un futuro comunista,/non come/il melodioso bardo eseniano./ La mia poesia giungerà/attraverso i crinali dei secoli/e attraverso le teste/dei governi e dei poeti./La mia poesia giungerà alla meta,/ma essa vi giungerà,/non come una freccia/lanciata da Cupido a sorte,/non come arriva/a un numismatico una consunta moneta/e non come arriva la luce delle stelle morte.” ( V. Majakovskij, da “A tutta voce”, trad. di Paolo Statuti)


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