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IN PRINCIPIO di Fabia Ghenzovich

  In principio C’era un tempo in cui gli uomini amavano chi raccontava loro storie e leggende di vita e di morte, della bellezza e dell’amore. Li chiamavano cantori o cantastorie, li ascoltavano con attenzione e viva partecipazione, a volte nella piazza, a volte sotto un grande faggio sapiente, una quercia possente o una palma della pace aperta a stella. Era il tempo in cui gli uomini si parlavano guardandosi intensamente negli occhi perché negli occhi vedevano l’ anima e comprendevano la natura dell’ uomo. Era il tempo dell’ascolto e poi col tempo, a poco a poco la parola si inorgoglì, assunse toni “alti”, astratti, concettuali, costruì cattedrali del sapere e alfabetiche Babeli. Gli uomini non si guardavano più intensamente negli occhi, non si ascoltavano più perché diffidavano l’uno dell’altro. La parola divenne strumento, per lo più di quotidiano raggiro, di dominio o fascinazione, divenne statua, a poco a poco divenne corpo vuoto di un algoritmo di controllo. Smarrì il suono d

GARBIN-UN VENTO CHE SPOSTA RETORICHE di SERENA VESTENE

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    Il periodo dalle pandemenza ha portato le menti e le anime più spiccate a voli oltre le barriere, con risultati che stanno uscendo mano mano alla luce e che si stanno svelando con prepotenza espressiva. In questo caso ci sono parole che suonano, un idioma che spezza catene in cantilene chioggiotte. Forse davvero occorre tornare alla propria lingua madre per recuperare solo le radici e spogliarsi della retorica, dire le cose di pancia e con il cuore, piuttosto che ascoltare spesso intellettualismi rarefatti. O così ci porta a pensare l’ultimo lavoro discografico di Carlo De Bei, anche poeta, ma soprattutto musicista, cantautore, indiscutibilmente nato con le corde di chitarra nell’anima e tanta carica ribelle nelle vene, di quella bella, sana. Chi non lo conosce può informarsi circa la sua lunga e interessante carriera consultando qualsiasi motore di ricerca. Ma chi lo vuole veramente scoprire, credo possa soffermarsi su questi due biglietti da visita molto eloquenti che fanno p

SU ARIEL LERICIPEA GIOVANI di Paolo Pera

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 Tra il 14 e il 16 di luglio di questo corrente anno si terrà la seconda edizione del Festival Ariel LericiPea Giovani, ideato da Lucilla Del Santo, con la collaborazione dei poeti Giuseppe Conte (per meglio distinguerlo da omonimi meno notabili ricordato anche come Yusuf, in onore ai suoi straordinari “canti d’oriente” – di Yusuf Abdel Nur, per l’appunto, ossia “Giuseppe servitore della Luce” – che richiamano alla migliore poesia sufi) e Davide Rondoni, entrambi da sempre promotori di “mobilitazioni poetiche” che hanno fatto scuola, si può infatti ricordare l’occupazione del sagrato di Santa Croce a Firenze insieme alla presa della “Collina dell’Infinito” a opera dei Mitomodernisti di Conte, come pure la fondazione e i primi importantissimi eventi del celebre Centro di poesia contemporanea bolognese per Rondoni e collaboratori. Oggi, queste due menti poetanti – insieme alla presidente del Premio LericiPea, Lucilla del Santo – aggiungeranno un altro anno di vita a un Festival con dupli

INTERVISTA a Francesco Benozzo

  Proponiamo un'interessante e "scandalosa" intervista a Francesco Benozzo, che si interroga sulle tante contraddizioni del nostro sistema scolastico, emerse in modo eclatante con le discriminazioni attuate, nei confronti di docenti ed allievi, durante il periodo pandemico.  INTERVISTA a Francesco Benozzo Di Vincenzo Brancatisano “Io ho sempre pensato che i ragazzi che hanno problemi piccoli o grandi a scuola siano la speranza del futuro”. E ancora: “Ho sempre diffidato degli studenti che hanno ottime valutazioni in tutte le materie”. Vorrebbe dire che non hanno alimentato neanche una passione. E ancora: “Sono un docente universitario, ma sono da sempre per la descolarizzazione. Credo che la scuola sia rimasta essenzialmente, e oggi sia ancora di più, un laboratorio in cui il dispositivo di soggiogamento alleva i cittadini a sua immagine. È sconcertante che, in un periodo così complicato delle vite di un individuo – quello dell’adolescenza, in cui si affronta il cambiamen

PACE, NONVIOLENZA E OMNICRAZIA: una pagina di Aldo Capitini, di Paolo Gera

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 Tra gli intellettuali dimenticati in questo periodo di becera contrapposizione ideologica, c'è Aldo Capitini e la sua grande lezione umana e politica. Oggi Capitini viene ricordato come una specie di santino per l'ideazione della marcia della pace Perugia-Assisi e della tanto discussa bandiera arcobaleno.  Il primo esemplare di questo vessillo è conservato nella biblioteca di San Matteo degli Armeni a Perugia: il suo intento era quello di rappresentare nella loro partecipazione a un progetto di pace, tutte e tutti. La pratica della non violenza non è per Aldo Capitini una resa sfibrata o un intiepidimento della lotta, ma una presa di coscienza lucidissima. La sua critica ai potenti è feroce, la sua accusa ai governi è spietata e la portata rivoluzionaria del suo pensiero non si ferma alla desolata, impotente denuncia di Pier Paolo Pasolini, ma si collega a proposte di lotta concreta che devono sorgere dalla base. La formula in cui si condensa il suo pensiero è la cosiddetta OM

PERCHÉ I POETI? di PAOLO BECCHI

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L'articolo che pubblichiamo è la trascrizione integrale dell 'intervento di Paolo Becchi al convegno "Fissando in volto il gelo-la pretesa di escludere, la volontà di riunire:la violazione dei diritti costituzionali e le nuove realtà dissidenti." Il convegno si è svolto nel Salone di Rappresentanza di Palazzo Tursi, a Genova, il 14 giugno 2023. Wozu Dichter in dürftiger Zeit , “perché i poeti in tempi di privazione”, si domandava già Hölderlin e con lui Heidegger nel celebre commento. L'aggettivo dürftig (“povertà”, “carenza”, o meglio ancora “privazione”) che qualifica il tempo cosa significa? Di che cosa gli uomini sono privati o si sono privati? E il tempo di Hölderlin è ancora il nostro tempo? E cosa qualifica il nostro tempo? Se pensate che io possa rispondere a tutte queste domande vi sbagliate di grosso, ma oggi ancor prima di avere risposte, dobbiamo essere in grado di porci le giuste domande. Per Hölderlin era “caduta la sera” nel mondo e la sua epoca

L'EDEN DI SERGIO GALLO di Beppe Mariano

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  Il poeta saviglianese Sergio Gallo ha  di recente pubblicato presso l'editrice Sensibili alla foglie la sua nona raccolta poetica: Eden è il suo titolo ed è corredata da bellissime illustrazioni della disegnatrice, drammaturga e regista teatrale Alessandra Gasparini. Si tratta di illustrazioni aderenti alla tematica delle poesie di Gallo, visivamente molto godibili per il loro scintillio cromatico, raffinate e coinvolgenti. Un altro punto di forza della pubblicazione è la prefazione del poeta Paolo Gera, eccellente per capacità esegetica.  L'Eden come è ben noto è il luogo del paradiso terrestre perduto. Il termine viene a definire di volta in volta, per estensione, la bellezza naturale della Terra: pianeta, ahinoi, sempre di più storpiato dall'umano, e forse in modo irrimediabile. "Il suono fragoroso del crollo dei seracchi, degli imperi di Occidente": Sergio Gallo in tale dichiarazione sembra voler scorgere metaforicamente nel crollo parziale della montagna (

“La tua totale e nobile avversione al green pass”. Ricordando Vitaliano Trevisan

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  “ La tua totale e nobile avversione al green pass”. Ricordando Vitaliano Trevisan Il grande fotografo Joel Peter Witkin, noto per le sue foto di inquietante tremenda bellezza, in una sua intervista ha affermato: “La mia visione è positiva e impegnativa come tutta l’arte dovrebbe essere”. Una frase che si adatta perfettamente anche all'opera di uno dei più grandi scrittori italiani contemporanei, Vitaliano Trevisan, che fino all'ultimo momento non ha mai smesso di donare ai suoi lettori una scrittura impegnativa e, come tutto ciò che ci costringe a confrontarci senza infingimenti con noi stessi, positiva nel senso più profondo. Nel suo ultimo periodo di vita Trevisan si distinse anche per il suo coraggioso impegno civile, schierandosi apertamente contro le politiche attuate dai governi Conte e Draghi. Queste sue posizioni nette, questa sua “totale e nobile avversione al green pass”, come scrisse in un suo commosso ricordo Camillo Langone, gli attirarono durante quei me