POESIA DI VIOLANTE VIBORA




La riflessione sui due anni trascorsi tra reclusione e restrizione, porta all’identificazione dell’esperienza esistenziale con la stessa poesia che si sta scrivendo. La poesia come il corpo è un bosco sacro, inviolabile, anche se questa rivendicazione decisa e irrevocabile ha il suo contraltare in una profonda solitudine, evocata come una luminosità sempre più flebile: luce sul portone, filamento di lampadina, crepuscolo.
A questa poesia vogliamo accostare in benaugurante contrasto le parole di H.D.Thoreau, da “Walden-Vita nel bosco”:” Non ci può essere malinconia nera per colui che vive nel mezzo della Natura con i sensi tranquilli. Non c’era mai stata una tempesta che non fosse musica eolia per l’orecchio sano e innocente. Nulla può, di diritto, costringere un uomo semplice e coraggioso a una tristezza volgare. Mentre godo l’amicizia delle stagioni, confido che nulla possa rendermi la vita un peso.”(trad. di S.Proietti)

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