POESIA DI BRUNO DE DOMENICO
Bruno De Domenico è poeta e insegnante e questo suo durissimo atto di accusa parte dall’osservazione dall’interno della sua scuola, paradigma attualissimo di ogni altro istituto scolastico italiano. Le immagini sono improntate a una radicalità assoluta e, attraverso la tecnica del paradosso, contestano l’accettazione di una distorta normalità, fisica e intellettuale, imposta dalle restrizioni pandemiche.A questo componimento mi piace accostare un brano tratto dal romanzo di Von Horvat , “Gioventù senza Dio”, pubblicato nel 1937.
“E’ il compleanno del protagonista, 34 anni. Dice che la felicità sarebbe gradita, mentre la salute ce l’ha già. Dice che non è contento, ha un lavoro stabile in un’epoca in cui nulla è certo e nessuno sa se la terra domani girerà ancora. Lui è un insegnante di Geografia e Storia di un liceo di 26 ragazzi di 14 anni. Il tema di cui si parla è perché abbiamo bisogno di colonie e Francesco Bauer risponde per avere materie prime. I temi dei ragazzi arrivano a conclusioni false partendo da premesse storte”. Lui dice di essere solo contro tutti e l’unica cosa che resta da fare è farsi avvelenare il sangue e lui dice che non ne ha più intenzione. In un tema trova la frase “i negri sono tutti mascalzoni, pigri e vigliacchi. Lui corregge dicendo che è un’assurda generalizzazione. Purtroppo la frase la sente ripetere all’altoparlante. I ragazzi copiano quello che dice la radio PROPAGANDA. Li conosce come V, W ecc. non per nome. Quello che loro scrivono e pensano, gli viene detto dalla propaganda.”
(Paolo Gera)
COVID JUGEND
La Covid Jugend è addestrata a non respirare e a rovinare la propria bocca, laringe, trachea e polmoni.
Anche a uccidere i suoi stessi neuroni, che senza ossigeno si riducono,
e non verranno sostituiti.
È addestrata a non poter sorridere e a non vedere il sorriso degli altri.
A non potersi scambiare giochi, penne, colori, merendine.
A non rincorrersi, a non abbracciarsi e azzuffarsi, a non fare la lotta, a non avvicinarsi, a non tenersi per mano.
A non ridere e a non cantare,
ad avere paura di starnutire e di soffiarsi il naso,
e a temere chi starnutisce e si soffia il naso, a starne lontani.
Il miglior esempio da seguire per un bimbo, un ragazzo,
un giovane della Covid Jugend, per evitare il contagio,
è un cadavere dentro una bara.
Il cadavere non si agita, non emette saliva, muco, droplets,
gocce di nessun genere.
Se gli metti la mascherina non se la toglie.
Del resto un cadavere non respira neppure.
Non potrebbe contagiare neppure se fosse morto infetto.
Il virus sarebbe morto con lui.
In più, anche se non ce ne fosse bisogno,
se il cadavere fosse in una bara chiusa e piombata,
l’adulto che temesse il contagio si sentirebbe in una botte di ferro,
almeno quanto il cadavere nella bara chiusa.
Per ogni adulto, maestro, insegnante o educatore
che avesse paura di essere contagiato,
gli alunni migliori sarebbero dei piccoli cadaveri chiusi dentro bare.
Potremmo suggerirlo ai sindacati.
Ma in ogni caso, se l’addestramento alla Covid Jugend gli riuscirà bene,
la situazione non sarà molto diversa.
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