TESTO DI FRANCESCA CAPELLI

 



Francesca Capelli, WARGASMS-ORGASMI DI GUERRA (Transeuropa 2022)

Il vaccino tra erotismo ed eroismo


Ogni religione che si rispetti ha i suoi fedeli, i suoi chierici, i suoi

evangelizzatori. E pure i suoi martiri. Il 10 giugno 2021 muore Camilla

Canepa, una 18enne di Sestri Levante (Genova) che aveva aderito a

un open day organizzato dalla Regione Liguria il 25 maggio, durante

il quale a tuti i partecipanti era stato somministrato il vaccino Astra

Zeneca. La ragazza pochi giorni dopo si presenta al pronto soccorso

con mal di testa e fastidio alla luce, ma i sintomi vengono sottovalutati,

degenerano in una trombosi cerebrale e la ragazza muore. Secondo i

periti la causa è da cercare negli effetti avversi del vaccino, tanto che

dopo il suo caso il vaccino Astra Zeneca (a vettore virale) non sarà più

usato sui giovani. Peraltro anche il vaccino Moderna (a mRna) verrà

presto proibito (nei paesi scandinavi e in Danimarca) o sconsigliato

(in Francia) nei giovani sotto i 30 anni, per un aumento del rischio di

miocarditi.

Il caso di Camilla Canepa sembra costituire un punto di inflessione.

Da quel momento si moltiplicano le storie di morti improvvise ed

effetti collaterali gravi, ignorati regolarmente dai sanitari che escludono

la correlazione con il vaccino. Da ato erotico, il vaccino si trasforma

in atto eroico: rischiare la vita per proteggere la comunità (vuoi dai

contagi, vuoi dal collasso del sistema sanitario). Una narrazione che

arriva addirittura a mistificare l’articolo 32 della Costituzione, che parla

di salute come diritto del singolo e interesse legittimo della collettività.

Come dire che i padri costituenti, che ricordavano bene i danni delle

teorie eugenetiche, hanno chiarito in modo tassativo che nessun

individuo può essere sacrificato in nome di un bene superiore. Un

principio sancito anche da varie sentenze della Corte Costituzionale.

Il discorso istituzionale, invece, amplificato dai media, insiste sul

primato del collettivo rispetto all’individuo. Che fa un po’ sorridere,

dopo 30 anni di privatizzazioni e tagli al Welfare, a cominciare proprio

dal sistema sanitario.

È in questo clima, già meno euforico rispetto alla primavera, che il

green pass entra nelle vite degli italiani. È il 6 agosto 2021. All’inizio

a preoccuparsi sono in pochi. Viene presentato come una sorta di

passaporto vaccinale, simile al certificato anti febbre gialla richiesto da

molti Stati africani e sudamericani per chi proviene da zone endemiche.

Sul tema si era espressa l’Assemblea Parlamentare del Consiglio

d’Europa, il 27 giugno 2021, raccomandando di evitare qualsiasi tipo

di discriminazione o restrizione sulla base della situazione vaccinale. Il

governo è rassicurante. In fondo, per chi non si vuole vaccinare, si tratta

solo di fare un tampone ogni tanto, in occasione di un viaggio o di un

evento moltitudinario.

Con il passare delle settimane, a mano a mano che le restrizioni

per i non vaccinati si fanno sempre più pesanti, il vaccinismo inizia ad

assomigliare sempre di più a una forma di misticismo orfico. In comune

con il culto esoterico dell’antica Grecia c’è l’idea della purificazione, la

condanna per chi non l'accetta e il premio per chi invece si sottopone

al processo. Come negli orgasmici riti dionisiaci, l'obiettivo finale

è arrivare all'insediamento, ossia all’ingresso dell’uomo in Dio, la sua

elevazioni a divinità.

Più si soffre dopo l’inoculazione, più si è certi della sua efficacia. O

almeno, ci si convince di aver preso parte a un rito di iniziazione. La

discesa al regno degli inferi come atto di fede, il ritorno dalla morte e

la vita (eterna?) come premio per avere creduto. È un topos presente

in tutti i miti, saghe e religioni, a cominciare dall’epopea sumera di

Gilgamesh fino al ben più recente Harry Potter.

Il vaccino non è più un semplice farmaco, ma svolge un ruolo simile

a quello del peyote tra i nativi del Messico e, in generale, delle sostanze

psicotrope nelle culture sciamaniche. In un’epoca di salutismo e di

principio del piacere moderato – tendenza esacerbata dall’ascetismo

pandemico – di cioccolato senza grassi, marmellata light e sigarette

elettroniche, non stupisce che alla parola «dose» non sia più associato

un soggiorno a San Patrignano, ma il potere salvifico di un farmaco.

Come per lo scrittore ed ex magistrato Gianrico Carofiglio che

racconta, durante la puntata di In Onda della 7 del 4 gennaio 2022, di

accingersi a fare la quinta dose (aveva partecipato alla sperimentazione

italiana del vaccino Reithera) e ne parla con entusiasmo: «Solo cose

buone, la mia vita è migliorata».

Nemmeno i bambini e i ragazzi, per i quali il Covid raramente è

una malattia seria, sfuggono all’evangelizzazione sanitaria. A inizio

dicembre, l’Aifa approva la vaccinazione sui bambini tra i 5 e gli 11

anni. Anche per loro open day dedicati, diplomi di coraggio, gadget

in omaggio. E persino la proposta – arrivata da Matteo Renzi e dallo

stesso ministro all’Istruzione Patrizio Bianchi (12 gennaio 2022) –

di vaccinarsi direttamente a scuola. Dopo la scomparsa della figura

del medico scolastico, abolito una ventina d’anni fa, in nome di quei

tagli alla sanità di cui oggi si sono viste le conseguenze, ora Bianchi

propone di trasformare le scuole in hub improvvisati. Ma la proposta

del ministro non va nella direzione di un intervento strutturale volto

a fare diventare la scuola un presidio di salute sul territorio. Nessun

ritorno in pianta stabile della figura professionale che si occupava –

oltre che di vaccinazioni – di monitoraggio della Tbc, diagnosi precoce

di disturbi visivi e della crescita. Quello che ha in mente Bianchi sono

piuttosto dei blitz, dei V-Day, tesi a trasformare un atto medico in

happening situazionista.

E la responsabilità genitoriale? Sembra che in Italia i figli siano dei

genitori quando si tratta di gestire i lockdown e la didattica a distanza,

ma diventano proprietà dello Stato quando si tratta di applicare su

vasta scala un farmaco sperimentale. A un dilemma però i giornali

danno spazio: che si fa se un genitore è pro vaccino e l’altro contro. La

Repubblica, in un articolo del 2 dicembre 2021, illustra come dirimere

legalmente il conflitto, manco fosse il film Kramer contro Kramer. Nei

giorni successivi, i quotidiani raccontano le storie di genitori separati

che litigano sul vaccino, come fno a due giorni prima litigavano sugli

alimenti. Il Resto del Carlino del 21 dicembre riferisce di due ex

coniugi, lei vaccinista, lui antivaccino, che si erano rivolti al giudice

per decidere cosa fare con il figlio 13enne. In attesa della decisione,

il ragazzo viene contagiato dal Covid, «con febbre alta e difficoltà a

respirare, e finiscono in quarantena lui, la mamma, la sua classe e anche

la squadra di basket». Per un conflitto simile, che vedeva un 12enne

come protagonista, il Tribunale dei minori di Firenze ha deciso in

fretta, dando ragione al padre favorevole al vaccino che così commenta

(a Fanpage, il 17 dicembre 2021): «Mio figlio ora è molto contento,

prima ogni volta che doveva andare da qualche parte con gli amici

doveva fare un tampone. L’ho fatto per la sua sicurezza e per rispetto

verso gli altri».

Racconti edificanti, molto simili tra loro, tanto da configurarsi come

genere letterario: i fioretti dei santi. Il meccanismo è sempre lo stesso:

conflitto, dubbio e soluzione esemplare. Il premio per chi sceglie il bene,

la possibilità aperta di una redenzione a chi, temporaneamente, vaga

nelle tenebre. Mentre noi, umili fedeli, preghiamo per la conversione

della sua anima. Libera nos a malo.


(dal cap. 6, Il grande orgasmo. È qui la festa?)




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