POEMETTO DI BRUNO DI PIETRO






 

Nota

Il poemetto "Della stessa sostanza del figlio". Uscito in plaquette nel 2009 ora in "Colpa del mare e altri poemetti" (2018). I nomi-simbolo nel mio lavoro poetico sono uomini e donne di confine. Ippàso ("Colpa del mare") rompe il patto pitagorico aristocratico di detenzione del sapere e del potere; Liside ("Canto di Liside") sopravvive all'incendio del ginnasio di Crotone e lascia "il mare indietro" andando in Grecia a far da maestro a Epaminonda; Massimiano ("acque/dotti") gettato all'alba di una transizione di cui riesce ad immaginare il percorso fa l'inventario delle cose da inventare; Duchamp e la Duse ("Ri-tratti" ancora inedito) come "il merlo mimetico e il diffidente" immersi nella ambiguità anche fisica del Novecento.

Francesco Pucci è il mio nuovo travestimento.

Anche Francesco Pucci, eretico fiorentino del Cinquecento, è uomo di confine.

In un'epoca in cui riformatori e controriformatori non risparmiano vite umane al furore religioso l'ecumenico Pucci vorrebbe riunire le Chiese nel nome di Cristo. Riuscendo così a rendersi inviso agli uni e agli altri non essendo ancora venuto il tempo della tolleranza.

Nato da mercanti studia teologia a Parigi poi a Oxford.

Aderisce al calvinismo ma presto disputa sulla dottrina con Fausto Socino (nel testo Lelio il capostipite dottrinario).

è a Parigi la notte di San Bartolomeo ma è anche testimone delle scorribande degli ugonotti.

Si reca nei Paesi Bassi e poi a Praga inseguito dalle poliziesche relazioni delle Nunziature Apostoliche.

Salito al soglio pontificio Clemente VIII (fiorentino), rinvigorito nella speranza del dialogo, Pucci abiura nelle mani del Nunzio Apostolico di Praga.

Invia al Papa, con lettera di dedica, il suo "De Christi servatoris efficacitate in cunctis hominibus" (summa del suo pensiero).

Si avvia verso l'Italia e a Salisburgo viene arrestato.

Sottoposto a lungo processo a Roma il 5 luglio 1597 viene decapitato a Tor di Nona: il corpo viene poi bruciato in Campo dei Fiori.

Il canto si colloca appunto fra il venerdì 4 luglio e il sabato 5 luglio del 1597.

Sappia anche il lettore che devo molto alla rilettura del classico di Delio Cantimori sugli eretici italiani del Cinquecento così come devo molto all'ottimo lavoro di Paolo Carta sul processo a Pucci.

Sappia infine che gli occhi di cui al testo sono quelli della madre di Francesco Pucci, che lo disconobbe, ma anche quelli di mia madre che mi ha lasciato senza più riconoscermi.


Bruno Di Pietro


















































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