SU ARIEL LERICIPEA GIOVANI di Paolo Pera




 Tra il 14 e il 16 di luglio di questo corrente anno si terrà la seconda edizione del Festival Ariel

LericiPea Giovani, ideato da Lucilla Del Santo, con la collaborazione dei poeti Giuseppe Conte (per meglio distinguerlo da omonimi meno notabili ricordato anche come Yusuf, in onore ai suoi straordinari “canti d’oriente” – di Yusuf

Abdel Nur, per l’appunto, ossia “Giuseppe servitore della Luce” – che richiamano alla migliore

poesia sufi) e Davide Rondoni, entrambi da sempre promotori di “mobilitazioni poetiche” che

hanno fatto scuola, si può infatti ricordare l’occupazione del sagrato di Santa Croce a Firenze

insieme alla presa della “Collina dell’Infinito” a opera dei Mitomodernisti di Conte, come pure la

fondazione e i primi importantissimi eventi del celebre Centro di poesia contemporanea bolognese

per Rondoni e collaboratori. Oggi, queste due menti poetanti – insieme alla presidente del Premio

LericiPea, Lucilla del Santo – aggiungeranno un altro anno di vita a un Festival con duplice intento:

seminariale (per i giovani invitati) e divulgativo (per coloro che decideranno di assistere ai reading

pubblici allestiti per l’occasione nella serata del 14 e del 15 luglio). Dunque due maestri coi loro

allievi, accuratamente individuati per l’occasione in un immenso mare di giovani verseggiatori;

maestro, sì, termine forse passato di moda, forse ridicolo per alcuni, forse “autoritario” per altri,

eppure così bello, così semplice: il maestro altri non che è che un insegnante, un educatore,

qualcuno che si presta (tra tanta indifferenza) alla crescita dei più giovani. Due maestri, Conte e

Rondoni, e dodici discenti, sei per maestro. Martina Capezzuto, Veronica Colombo, Isabella

Esposito, Stefano Lanzi, Ruben Londero e Ivonne Mussoni sotto la guida di Rondoni; e Michele

Donati, Gabriele Guzzi, Lucrezia Lombardo, Francesco Occhetto, Marco Tassistro e il qui scrivente

sotto quella di Yusuf Conte. Come ha avuto modo di spiegare proprio quest’ultimo, il titolo

dell’evento riprende il nome della barca del poeta Percy B. Shelley, ossia Ariel; Shelley che proprio

nel Golfo di Lerici perse la vita dopo averla consacrata alla Poesia con quell’irruenza e fame

d’infinito che solo un animo (neo)romantico potrebbe oggi ricalcare. Eppure il nostro evo non lascia

sempre intravedere una simile dedizione al mistero di cui la poesia si nutre, piuttosto v’è chi

stempera il proprio turbamento spezzettando una misera prosa mancante d’ogni quid. E proprio da

qui si dovrebbe ripartire, e proprio per questo occorrono i maestri: perché sia nota la deriva e perché

qualcuno da questa si estragga con le armi del vero sentire e della scrittura più pura e incantata.

Essia, viva dunque i maestri e viva (per) sempre la Poesia!




Paolo Pera

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